Quando tutto il popolo fu battezzato e mentre Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e scese su di lui lo Spirito Santo in apparenza corporea, come di colomba, e vi fu una voce dal cielo: «Tu sei il mio figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto»  (Lc 3,21-22).

Conoscendo la mia debolezza vado a presentare quanto mi bisogna alla mia liberatrice Maria sperando, che il suo cuore pietoso non voglia abbandonarmi nella mia miseria. Ora il tempo è ristretto, non posso dirle altro. Ho bisogno di orazione.

Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino». E Gesù rispose: «Che ho da fare con te, o donna? Non è ancora giunta la mia ora». La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà» (Gv 2,3-5).

Nella mia povertà di beni, non posso ritenere le lacrime per tenerezza. Oh! quanto e` buono Iddio e mi fa tante grazie. Mi cresce sempre più la fiducia in Gesù Cristo. E quello che è ammirabile è che tutte hanno a sufficienza il cibo, e si vedono floride, contente, quiete di

spirito, e con somma carita` unite, lodano e benedicono Iddio in

tutti i tempi.  

Da allora Gesù cominciò a predicare e a dire: «Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino». (Mt 4,17).

Nell’orazione ora mi presento come il povero cieco dell’Evangelo, ora come il lebbroso, ora come il pubblicano, ed ora come altri peccatori convertiti, dicendo al Signore, che abbia pietà di me perché ho peccato più di questi, e qui mi si allarga il cuore per la speranza del perdono. Non posso poi esprimerle l’abbondante pace, che il Signore si degna comunicare a questa povera peccatrice; non mi credevo, che il servire Iddio fosse sı` dolce anche a chi ha peccato come me.

Pietro disse a Gesù: «Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli non sapeva quel che diceva. Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura.  E dalla nube uscì una voce, che diceva: «Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo»(Lc 9,33-35).

Ella non si partirebbe mai ai piedi del suo Signore, per ascoltare la sua voce di soavissimo amore, che la chiama a sempre più unirsi a sé; non si sazia di sempre benedirlo, amarlo, lodarlo, e ringraziarlo di tutto cuore. Non cerca altro, che di dargli gusto. Il gusto del suo Signore è tutto il suo piacere, e se ciò` ottiene, è ricca, ed è ripiena di tanta consolazione, che non sa esprimerlo.

Il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese del pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: «Questo è il mio corpo, che è per voi; fate questo in memoria di me». Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue; fate questo, ogni volta che ne bevete, in memoria di me». (1 Cor 11,23-25)