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Lunedì, 08 Marzo 2021 08:14

III settimana - Fraternità è cura - « Ciò che è debolezza è forza» (Cfr 1 Cor 1,25)

Il Vangelo di i questa terza Domenica di Quaresima ci presenta un Gesù inedito, che non ci saremmo aspettati.
“Si avvicinava la Pasqua dei Giudei, - ci narra Giovanni -  e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!».
Gesù sa che nel nostro cuore abita la tentazione del mercante. Abita cioè la bramosia di possedere e di gestire la creazione e le creature come oggetti da prendere e da vendere, di cui appropriarsi e di cui usufruire in modo da sentirci un poco più sicuri. Si tratta della tentazione di divenire padroni, per vivere l'illusione di essere padroni anche della propria vita. Le cose create e a noi donate, dunque, divengono calamite per piccoli o grandi attaccamenti. E anche le relazioni e le persone scadono progressivamente nella categoria utilitarista di idoli da venerare, per il proprio autocompiacimento.
Gesù conosce la nostra debolezza. Ci chiede di rischiare la rottura con le nostre formalità, ci propone di distruggere le pareti in cui nascondiamo questa nostra debolezza e di  fidarci di Lui.
Egli sa che nel nostro cuore  abita una infinita esigenza di fiducia! E la fiducia è il terreno fertile per una autentica libertà, per un’adesione alla vera legge dell'amore..
Non esiste umanità che non sia ferita, dal punto di vista della fraternità e Papa Francesco, di fronte alle tante malattie che la segnano suggerisce una «cura» specifica a base di gratuità e tenerezza. La gratuità è la dimensione umana che consente di «fare alcune cose per il solo fatto che di per sé sono buone, senza sperare di ricavarne alcun risultato, senza aspettarsi immediatamente qualcosa in cambio» (Ft 139). Si accoglie la persona in quanto diversa, non perché utile. Questo atteggiamento di coscienza fa crescere la nostra umanità e modella la nostra testimonianza. La tenerezza, invece, «è l’amore che si fa vicino e concreto. È un movimento che parte dal cuore e arriva agli occhi, alle orecchie, alle mani» (Ft 194) ed è la forza interiore che ha il coraggio di apparire in gesti concreti di servizio.
Siamo incoraggiati ad impegnarci a curare i nostri rapporti ponendo alla base della fraternità una maggiore fiducia reciproca che consente di creare un clima di spontaneità e autenticità e permette ad ognuno di poter essere se stesso. Vogliamo chiederci

Come desidero curare la mia e altrui fragilità?
Concludiamo questa riflessione con la preghiera di colletta:
Signore nostro Dio,
che riconduci i cuori dei tuoi fedeli
all’accoglienza di tutte le tue parole,
donaci la sapienza della croce,
perché in Cristo tuo Figlio
diventiamo tempio vivo del tuo amore. Amen
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