Dal 26 al 28 maggio si è celebrata on-line l’Assemblea congiunta tra i rappresentanti dell’Unione delle Superiore Generali (UISG) e quella dei Superiori Generali (USG). Un momento veramente importante che segna una tappa nel coinvolgente cammino sinodale che, anche noi religiose/i siamo chiamati a compiere in risposta agli appelli che ci provengono dal Magistero di Papa Francesco e dalla natura comunionale della Chiesa. Dal 26 al 28 maggio si è celebrata on-line l’Assemblea congiunta tra i rappresentanti dell’Unione delle Superiore Generali (UISG) e quella dei Superiori Generali (USG). Un momento veramente importante che segna una tappa nel coinvolgente cammino sinodale che, anche noi religiose/i siamo chiamati a compiere in risposta agli appelli che ci provengono dal Magistero di Papa Francesco e dalla natura comunionale della Chiesa.
E’ stata una grande gioia per me poter rappresentare la UISG, in quanto delegata, e condividere con le altre sorelle e fratelli, i desideri per questo tempo che stiamo vivendo: occasione benedetta di trasformazione e di crescita. La tematica dell’Assemblea “Farci sorelle, farci fratelli. La vita consacrata al servizio della fraternità in un mondo ferito” ha aiutato tutti i convenuti ad una profonda riflessione su come noi consacrati/siamo chiamati oggi a farci carico di un’umanità ferita, partendo dalla consapevolezza della nostra fragilità personale, comunitaria e istituzionale.
Abbiamo ribadito che è l’umanità che condividiamo che ci pone al servizio gli uni degli altri e ci permette di generare vita e crescere nella comunione: sono le nostre ferite, sorgente feconda di comunione.
Lo Spirito sta consegnando alla Vita consacrata l’invito profetico a vivere la fraternità come spazio sacro di accoglienza e cura. Dobbiamo individuare percorsi insieme per essere una vita religiosa che non sia soltanto in uscita ma che si inginocchi e si ponga a servizio della fragilità espressa nel corpo piagato e nello spirito lacerato di tanti fratelli e sorelle. Il movimento divino dell’accudire e del custodire nasce da un cuore che vede e che è capace di vera prossimità.Dobbiamo recuperare il coraggio profetico di avvicinarci a coloro che portano i segni della sofferenza, toccarli e prenderci cura di loro, consapevoli che solo così si crea la possibilità dell’incontro autentico e generativo con l’altro.
Questo processo di trasformazione è l’esercizio di uscita permanente da noi stessi per entrare nella vita degli altri e ci permette di camminare con gli altri facendoci prossimi.
Solo se siamo vicini, e Gesù ci insegna come Dio si affianca umilmente all’umanità, possiamo assumere il passo dell’altro.
Dobbiamo avanzare verso il futuro insieme prediligendo la vicinanza fisica, compassionevole ed esistenziale che ci aiuta a sentirci popolo di Dio impegnato per un mondo più giusto e pacificato.
Lo Spirito sta consegnando alla Vita consacrata l’invito profetico a vivere la fraternità come spazio sacro di accoglienza e cura. Dobbiamo individuare percorsi insieme per essere una vita religiosa che non sia soltanto in uscita ma che si inginocchi e si ponga a servizio della fragilità espressa nel corpo piagato e nello spirito lacerato di tanti fratelli e sorelle. Il movimento divino dell’accudire e del custodire nasce da un cuore che vede e che è capace di vera prossimità.Dobbiamo recuperare il coraggio profetico di avvicinarci a coloro che portano i segni della sofferenza, toccarli e prenderci cura di loro, consapevoli che solo così si crea la possibilità dell’incontro autentico e generativo con l’altro.
Questo processo di trasformazione è l’esercizio di uscita permanente da noi stessi per entrare nella vita degli altri e ci permette di camminare con gli altri facendoci prossimi.
Solo se siamo vicini, e Gesù ci insegna come Dio si affianca umilmente all’umanità, possiamo assumere il passo dell’altro.
Dobbiamo avanzare verso il futuro insieme prediligendo la vicinanza fisica, compassionevole ed esistenziale che ci aiuta a sentirci popolo di Dio impegnato per un mondo più giusto e pacificato.
La sfida della sinodalità deve essere accolta allora come opportunità per vivere e partecipare alla comunione ecclesiale superando le tante cause di esclusione che spesso abitano anche le nostre fraternità. La migliore politica è quella di porci al servizio del bene comune, facendo sì che popoli e nazioni possano vivere un’amicizia sociale. La sfida della sinodalità deve essere accolta allora come opportunità per vivere e partecipare alla comunione ecclesiale superando le tante cause di esclusione che spesso abitano anche le nostre fraternità. La migliore politica è quella di porci al servizio del bene comune, facendo sì che popoli e nazioni possano vivere un’amicizia sociale. Abbiamo ribadito con consapevolezza nuova la chiamata ad essere artigiani/e di pace e di giustizia impegnandoci ad edificare un mondo fraterno che ci apra alla cultura dell’incontro nelle nostre comunità e che ci renda unite, parte di un’identità comune, fatta di legami sociali e culturali. È importante sviluppare una sensibilità culturale che ci aiuta a comprendere profondamente le nostre differenze, ma a prediligere la cultura dell’incontro. Personalmente sono stata particolarmente sfidata dalla condivisione del Card. Luis Antonio Tagle, Prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e Presidente di Caritas Internazionale, che ci ha incoraggiato ad assumere “la perfezione di Dio che è nella compassione, nel perdono e nella misericordia”. Solo così la nostra testimonianza sarà davvero significativa e contagiosa.Il Signore ci indichi percorsi concreti, semplici e ordinari per crescere in questa profonda dimensione umana che ci rende vicine ad un Dio che cammina umilmente.
Sr Nadia Coppa, ASC
Superiora Generale