Nonostante l’incertezza di questo tempo inedito causato dalla pandemia che continua a preoccuparci, martedì 11 gennaio abbiamo celebrato presso la sede della UISG l’Assemblea annuale della Costellazione di Roma.
È stata una gioia grande potersi ritrovare in presenza dopo tanto tempo: raccontarsi, gioire della presenza reciproca, guardarsi negli occhi e sperimentare la gioia dello stare insieme. Le opportunità in remoto, offerte dalla Costellazione e della UISG Internazionale, in questi due anni di pandemia, sono state sicuramente una benedizione, ma la presenza fa la differenza in ogni cosa. Il prodigio della fecondità dell’incontro!
Il tema scelto dal gruppo di animazione, dopo consultazione delle assembleari, ha visto tutte noi partecipanti coinvolte in un argomento di grande attualità e interesse: “Sinodalità: natura costitutiva della vita consacrata. Come conciliare servizio in autorità e fedeltà al carisma, oggi”.
Sr Tiziana Merletti sfp, canonista e consulente della UISG, ha facilitato la mattinata con una ispirante condivisione sul tema proposto e illuminando successivamente alcune considerazioni emerse del lavoro di condivisione fatto ai tavoli.
La vita consacrata, ha iniziato Sr Tiziana, è per antonomasia soggetto “sinodale” della e nella Chiesa: il criterio fondativo di questa natura costitutiva è proprio la vita in comune in quanto elemento essenziale per identificare l’essenza della discepolanza e della sequela di Gesù.
La vita fraterna ravviva la missionarietà, ma anche la consapevolezza dell’agire comune in nome di Cristo. Pertanto per loro essenza, gli Istituti di vita consacrata vivono in modo assolutamente profetico la realtà della sinodalità come dimensione della Chiesa. Nella Chiesa comunione si scopre la bellezza dell’insieme, dello stare insieme, del camminare con gli altri.
Siamo consapevoli che la sinodalità è una dimensione da conquistare continuamente, perché essa non è uno status, ma è un processo, una dinamica da rinnovare continuamente e da alimentare con altrettanti processi educativo-formativi.
Sr Tiziana ci ha ancora ricordato che l’esercizio della sinodalità è lo stile della vocazione comunionale della vita consacrata ed è una conquista faticosa in quanto, oltre ad essere una dinamica della grazia è un metodo di condivisione, partecipazione e impegno missionario. Se la sinodalità non è un principio, quanto un metodo per sperimentare nella realtà ecclesiale la reciprocità e la cura secondo lo stile della prossimità evangelica, allora bisognerà vivere la fraternità come mistica sinodale.
La via sinodale non è semplice e neppure comoda, ma ci può aiutare a crescere nello spirito del Vangelo, partendo dalla fiducia nello Spirito che guida la Chiesa, ogni comunità di fede e che agisce in tutte. Essa ci aiuta a rinunciare alla logica del potere e del dominio per aderire sempre di più alla proposta del servizio e dell’umiltà (Cfr. Mc 10,35-45). Anche se sembrerà una via lenta e poco efficiente, incapace di stare al passo con la velocità che caratterizza questo tempo e dunque inadeguata, la sinodalità è generativa perché sviluppa la partecipazione e la corresponsabilità dei membri.
Sinodalità è camminare insieme avendo a cuore la stessa meta: la Trinità, ponendo particolare attenzione al lavoro personale dentro un processo di continua trasformazione, affrontando dentro le sfide, coltivando rapporti fraterni al cambiamento e accordandosi sulle regole da rispettare.
La fraternità e la sinodalità si richiamano perciò vicendevolmente e sono intimamente connesse.
Sr Tiziana dopo aver delineato alcune caratteristiche della sorella chiamata al servizio in autorità sinodale, ha sottolineato che il percorso sinodale è un metodo da imparare. La vita consacrata sta vivendo un tempo di profonde trasformazioni e, dopo molti secoli di storia, segnata da altri modelli, siamo chiamate a riappropriarci di quello stile di corresponsabilità che caratterizzava la comunità apostolica. Siamo consapevoli che c’è una fatica iniziale da mettere in conto, un caos da attraversare per avviare quei processi che ci consentiranno di imparare e – progressivamente – assumere quello stile. È il segno di una comunità che ci prova, che inizia, che si mette in cammino … il resto verrà perché la strada, se ci si mette in cammino, “si apre passo dopo passo“.
Sr Nadia Coppa, ASC